Perspicere:

guardare, esaminare, comprendere

«Sed, missis terrenis, ad Cœlestium speculationes me contuli» scrive Galilei nel Sidereus Nuncius, aggiungendo poco oltre che tutti coloro che vogliano intraprendere simili osservazioni è necessario che si procurino un “cannocchiale perfettissimo”. Galilei conia il termine “perspicillum” ad indicare la nuova funzione che la scienza galileiana assegna allo strumento: “perspicere” appunto – un rafforzativo del “guardare”, che diviene “esaminare” e, infine, “comprendere”. Uno sforzo di conoscenza che, una volta avviato, avanzerà sino a mandare in frantumi le “fantastiche muraglia” delle sfere celesti: altre cose più importanti – scrive ancora Galilei – saranno col tempo scoperte con l’aiuto di simili strumenti.

Quattro secoli dopo la vicenda galileiana, siamo ancora impegnati a penetrare la volta celeste con perfettissimi strumenti, sino ad osservare ciò che per sua stessa natura si sottrae all’osservazione (com’è la materia oscura) e poi ancora oltre, sino al punto in cui l’osservazione assume i tratti di un raffinato ascoltare (come nel caso dell’osservazione astronomica attraverso le onde gravitazionali). Senonché, inoltratasi tanto lontano, la scienza corre il rischio di risultare aliena ed imperscrutabile ai più: una condizione non desiderabile, che chiama in causa l’educazione scientifica – così come è praticata nelle aule scolastiche – perché sappia rendere accessibili i luoghi del sapere.

Da queste considerazioni nasce la prima edizione della Scuola di Didattica della Fisica “Federico Cesi”, con l’impegno di promuovere la preparazione disciplinare e culturale degli insegnanti, affinché sappiano portare testimonianza delle pratiche attuali della scienza, spiegandone al contempo la genealogia.